Destined (Italian Edition) by Pike Aprilynne

Destined (Italian Edition) by Pike Aprilynne

autore:Pike, Aprilynne [Pike, Aprilynne]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 9788873397625
pubblicato: 2013-02-18T23:00:00+00:00


Quindici

Dopo aver ripreso fiato per un attimo, David si allungò istintivamente verso la spada e la tirò a sé, stringendosela al petto. Quando si voltò verso Laurel, lei quasi non lo riconobbe. Aveva il viso rigato dal sudore e dalla polvere, le braccia incrostate di rosso ruggine. Per il resto era coperto di sangue dalla testa ai piedi.

«Stai bene?» gli chiese alzandosi. Chelsea si inginocchiò accanto a lui.

«Sfinito», ansimò. «Ho bisogno di acqua. E di riposare.»

Tamani si rivolse a Katya e alle altre fate, impegnate a contrastare i troll dall’alto. «Avete un posto dove possiamo portarlo?»

«La mensa. Hanno creato lì una specie di pronto soccorso per… per le fate ferite», rispose Katya abbassando gli occhi.

«Li accompagno io», si offrì Laurel aiutando Chelsea a rialzarsi. David sembrava troppo stanco anche solo per reggersi in piedi, ma si ostinava a tenere la spada stretta a sé.

Chelsea gli si avvicinò, a un soffio dal suo orecchio. «David», mormorò dolcemente, «lascia che la porti io.»

Lui la fissò come se gli stesse parlando in una lingua straniera. Poi capì. «Grazie.»

Chelsea afferrò l’impugnatura di Excalibur con entrambe le mani e la sollevò con riverenza, mentre Laurel e Tamani accompagnavano David verso le scale. In quel momento una fata d’Autunno uscì sul terrazzo con un vassoio di provette piene di un liquido fumante verde pallido. Laurel lo riconobbe: era un acido derivato dalla fermentazione del lime. «Ti ci vuole una pulita», disse a David, facendolo girare in modo che desse le spalle alla battaglia.

«Abbiamo tempo?» domandò lui stancamente mentre la seguiva all’interno. «Quelli continuano ad arrivare e noi dobbiamo portare Yeardley da Jamison.»

«Pensiamoci dopo», rispose lei con un’occhiata preoccupata a Chelsea. Era facile sentirsi al sicuro tra le mura dell’enorme Accademia di pietra, ma quanto potevano resistere?

Scesero lentamente le scale e solo quando furono giù Laurel si rese conto che Tamani non era con loro. Era rimasto sul pianerottolo, con una mano sulla ringhiera. Si stringeva la ferita alla spalla che si era rifiutato di farle vedere a casa di sua madre. Aveva gli occhi chiusi e Laurel distolse lo sguardo prima che lui si accorgesse di essere stato sorpreso in un momento vulnerabile. Fu felice di sentire i suoi passi dopo qualche istante.

«David», chiese Chelsea esitante, «sei…?»

«Cavolo se pesa quella roba!» esclamò lui stirando le braccia e flettendo i polsi.

Laurel si morse il labbro. Non era il momento per le domande.

Appena entrarono nell’enorme sala mensa si imbatterono in una fata che portava pile di tovaglie bianche.

«Guardate dove andate», disse freddamente. Nonostante una profonda ferita sul viso e lo stato pietoso dei suoi capelli e dei vestiti, era inequivocabilmente Mara. Anche Tamani doveva averla riconosciuta, a giudicare dalla sua occhiataccia. Mara sollevò il mento, come se volesse far sentire a Tamani il peso della sua inferiorità di fata di Primavera, ma lui sostenne il suo sguardo senza esitare e – Laurel non poté non notarlo – senza inchinarsi come avrebbe fatto in altre circostanze. Un attimo dopo Mara sgattaiolò fuori.

«Piacere mio», ironizzò Chelsea.

«Voi andate avanti», fece Tamani a quel punto.



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